Ciao amici di cucina, concludiamo il mese di novembre con uno dei suoi protagonisti assoluti in cucina, sua maestà il cavolo. Ce ne sono di varie versioni cappuccio, rosso, nero, verza e chi più ne ha più ne metta. Io lo adoro in tutte le versioni e questa volta Ve lo voglio proporre sotto forma di piatto unico, la zuppa canavesana. Dovete sapere che la prima volta che ho assaggiato questo piatto è stato per puro caso in una trattoria di Cuorgnè, provincia di Torino, nel Canavese, un territorio piuttosto inesplorato che però sto imparando ad apprezzare dato che ci vivo. La mia curiosità nell' assaggiare i piatti ha fatto sì che quella volta, a pranzo con dei colleghi, ho preso quel piatto e ho voluto da subito replicarlo a casa perché davvero lo trovo di una bontà pazzesca. Nella tradizione si fa per la ricorrenza per la festa dei morti, ma di sicuro l'autunno inoltrato e poi l'inverno sono proprio le sue stagioni. Vi sono tante varianti, la mia avrà anche la pancetta e quindi il brodo di carne ma se volete fare una versione vegetariana omettete la carne e utilizzate il brodo vegetale. E allora cuciniamo insieme! Ingredienti: Eliminate le foglie esterne del cavolo e staccate quelle interne; poi mettetele sotto l' acqua per sciacquarle. Fate andare in padella la pancetta facendola asciugare un po' ma senza renderla secca.
Affettate il pane casereccio non freschissimo in fette regolari di circa 1 cm di spessore e imburrate per bene una pirofila. È ora di comporre la teglia: Cominciate dalle fette di pane ritagliandole a misura in modo da ricoprire completamente la base. Coprite con due strati di foglie di cavolo che avrete rotto grossolanamente con le mani, quindi condite con metà parmigiano grattugiato, la pancetta e aggiustate di sale e di pepe.
Proseguite con un altro strato di pane e uno di cavolo cappuccio e pancetta e bagnate il tutto con circa metà brodo di carne. Terminate la vostra pirofila con il grana grattugiato, il burro in fiocchi, un pizzico di sale e una macinata di pepe, e infornate a 190 °C per circa 1 ora unendo il brodo di carne restante, man mano che viene assorbito.
Trascorso il tempo di cottura, sfornate la zuppa canavesana , fate riposare una decina di minuti e servite. Vedrete che rimarrete stupiti della bontà del risultato.
...il vino di Daniele
IL VINO NEBIOLO DI LURAS
Sebbene il Nebbiolo sia un vino autoctono del Piemonte, coltivato nelle Langhe, nel Roero e nell’Astigiano, questo vitigno è coltivato anche in Sardegna, in particolare nel territorio del paese di Luras.
Il Nebbiolo, il cui nome deriva dal termine “nebbia” è un vino molto amato poiché dalle sue uve scure si ottengono diversi vini rossi piuttosto raffinati. Al palato si presenta con un sapore asciutto e pieno e si accompagna molto bene con diversi piatti, in particolare a zuppe calde, salumi e formaggi.
La leggenda narra che il NeBbiolo fosse stato importato sulle colline luresi dal Generale La Marmora al tempo dei Savoia, a metà del 1800, che durante il suo viaggio di visita della Sardegna portava con sé alcuni vitigni di Nebbiolo piemontese. La Marmora fu molto colpito dal territorio dalla Gallura e dall’organizzazione economica delle abitazioni di campagna, gli "stazzi", e pensò che i colli granitici di questa zona dell'isola e il loro clima potessero essere adatti per la coltivazione di questo tipo di uva.
Luras divenne quindi il centro di questo particolare progetto e i luresi si affezionarono a questo vitigno nonostante nella zona si producessero già degli ottimi vini come il famoso Vermentino e il Moscato. Oggi il Nebiolo di Luras è un vino che continua ad essere realizzato grazie alla passione di alcuni produttori locali ed è molto apprezzato per il suo gusto differente e la sua rarità. Particolarità è quella del nome: il nebiolo di Luras, con una sola "B" non è un errore ma più probabilmente il nome più antico del Nebbiolo prodotto in Piemonte.
Gradazione 14 ° si consiglia di berlo a temperatura cantina dopo averlo fatto ossigenare almeno 30 minuti